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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via Margutta [1] (R. IV – Campo Marzio) (da via Alibert a via del Babbuino)

Detta anche "Margutte" nelle "Taxae viarum" del 1668, ha la sua origine in un barbitonsore di nome Giovannino detto Margutte,  come è detto in un atto notarile del 1581[2].

Le condizioni della strada erano tali che, fino agli ultimi anni del pontificato di Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878),  "gli abitanti di via Margutta erano colpiti dalle febbri al ricorrere dell'estate. Le vicine strade e i sentieri si trasformavano in gore e canali, quando pioveva nei pantani come del resto in altri quartieri, sguazzavano i porci".

Mentre sulla carta di Roma del Bufolini, pubblicata nel 1551 si vedono, sboccando in via Paolina (Babbuino) solo due brevi trasversali  verso il Pincio (vicolo del Borghetto e via Alibert), e con quella del 1577 (Duperac - Lafreni) si scorgono bene l’attuale via Marguta e quella dell’Orto di Napoli che collegano le trasversali. Verso il 1540 occorreva avanzare fin nei pressi di Piazza della Trinità (Piazza di Spagna) per trovare la prime case cittadine e neanche ai primi del '600 la via del Babbuino aveva abitazioni continue.

La costituzione della compagnia di pittori neerlandesi, che ebbe il suo quartiere generale in via Margutta nella casa di Pieter van Loer (1582-1642), detto il Bamboccio, avvenne nel 1627 [3].
Si chiamò “Nederlandsche Schilderbent” (banda dei pittori neerlandesi) ed i soci furono detti “bentvogels” (uccelli della banda).
Scopo del raggruppamento era: costituire una mutua assistenza fra i soci, nelle avversità di ogni sorta e celebrare allegramente in solenne simposio ogni avvenimento occasionale.

Gli "uccelli della banda" per essere iniziati tali, dovevano essere stati presentati da un "paraninfo" in una riunione di almeno nove soci. Si svolgeva allora la cerimonia dell’iniziazione, accuratamente preparata.
Il più grasso dei compagni figurava come "Bacco" un altro come "veldpaap” e cioè "sacerdote agreste", mentre un terzo, poiché portava l’alabarda in segno di dignità, era detto "Svizzero".
Dopo un discorso di "Bacco", il "sacerdote agreste" procedeva al battesimo col vino, imponendo al nuovo "uccello della banda" un soprannome, che gli restava vita natural durante.

Ognuna di queste  cerimonie, e così qualunque altra festa celebrata dalla compagnia, finiva verso l’alba con una processione al "sepolcro di Bacco" che era identificato col mausoleo di Costanza, figlia di Costantino il Grande, allora sulla via Nomentana, presso la basilica di Santa Agnese, ed oggi nel museo Vaticano.
In questo Mausoleo era fatta l’ultima libazione, a ricordo della quale, gl’iniziati a destra o a sinistra del sarcofago, scrivevano a sanguina e a matita o grafitavano i loro nomi, che, tuttora conservati, formano un documento importante per la storia dell’arte olandese a Roma.

È questa banda che contestò, dopo il 1633, il diritto dell’Accademia di San Luca, sancito da un Breve, in data 11 luglio di quell’anno, emanato da Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644), di riscuotere dagli artisti neerlandesi la tassa annua di baiocchi 36, che pagavano tutti gli artisti stranieri. (Quelli italiani ne pagavano 42).
l’Accademia tentò di tutto inutilmente: adunanze, ricorso al magistrato giudiziario, ma gli "uccelli della banda” opponevano due punti: "noi non ci troveremmo qui in Roma se non avessimo avuto l'esenzione dalle tasse dal pontefice Paolo III”.
E poiché gli Accademici contestavano loro che "il Santo Padre aveva allora abolito il privilegio dell'esenzione" essi replicavano: "Il Santo Padre può abolire quel che vuole; ma i privilegi no".

I privilegi sono appunto privilegi, perché non si possono abolire. "Il re di Spagna, signore dei Paesi Bassi, ha cercato di abolire i privilegi del popolo; ed il popolo invece ha abolito il re di Spagna”.
Non è il caso di abolire il Santo Padre, qui a Roma, ma Sua Santità finisca di seccarci con questa tassa accademica ed assurda. Provi il signor Camerlengo a farci pagare. Siamo davvero curiosi di vedere che cosa verrà fuori...
Venne fuori la loro completa vittoria, e fu solo nel 1646, due anni dopo la morte di Urbano VIII, che i neerlandesi dettero come "elemosina" quel che non avevano pagato come tassa.
La compagnia cessò nel 1720 per ragioni di ordine pubblico.

Intanto però la strada si era affermata come la strada degli artisti e fino ai nostri giorni ha conservato tale carattere.
Vi risiedé il Pensionato sardo e, dopo che sorsero gli studi Patrizi, si susseguirono i più grandi artisti: Cebentano, Fracassini ecc. ecc..
Si narra che allorché Pio IX lo andò a visitare Fracassini nel suo studio, per ammirarvi il quadro dei Martiri di Gorgumiesi da lui compiuto, Fracassini alle congratulazioni del pontefice ed a una sua osservazione per la mancanza di angeli che simboleggiassero visibilmente il martirio, si impappinò ed allora Pio IX con la sua bonaria ironia disse: "già sapevamo che il nostro Fracassini è altrettanto valente artefice quanto poco buon oratore (Fracassini: " Fracassini... Fracassone!").
Anche il primo studio di Antonio Mancini, prima che si trasferisse al Macao, fu in via Margutta, dove pure risiedette e risiede il Circolo Artistico Internazionale [4] che potrebbe trovare un precedente nella libera compagnia di Peter van Laer.

Esisteva fra il secolo XVII e XVIII alle falde del Pincio il Giardino dei Cenci con il suo edificio, il migliore di via Margutta, nel punto dov’è adesso il numero 50-51

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[1] )              Si vede via Margutta, all’inizio, nell’urbis Romae Prospectus (Tempesta 1595).

[2] )            "Marta et Martia, sorella  e  figlia  di  Giovannino  barbiere  detto  Margutte,  dichiarano ecc.”.

[3] )            Altro artista della compagnia fu Jan Miel nato a Beveren Waes (Anversa) nel 1599. Suo ricordo in Roma è la famosa tela (1636-1643), dipinta in collaborazione con il Andrea Sacchi che rappresenta la visita effettuata da Urbano VIII alla chiesa del Gesù, il 2 ottobre 1639, in occasione del centenario dell’approvazione della Compagnia di Gesù.

[4] )            Fra le varie manifestazioni del circolo c’era il carnevale di Cervara che provocava un corteo mascherato per le vie di Roma, durato fino al 1893. Nel 1870, il governo pontificio, aveva proibito la requisizione dei somari per la cavalcata, che furono fatti venire da Frascati, e Pasquino commentò:" La corsa è stata fatta per prudenza, se no i dicasteri governativi sarebbero rimasti senza impiegati in un giorno feriale".

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via Margutta

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